Subotica, capitale serba dell’architettura liberty

Subotica è una città poco conosciuta dai turisti europei, e proprio per questo conserva un fascino particolare. Si trova in Vojvodina, una provincia autonoma della Serbia, stretta fra l’Ungheria, la Romania e la Croazia, e ha una popolazione di 150.000 abitanti.

I tanti nomi con cui è stata chiamata nel corso dei secoli sono indice della complessità della sua storia e dell’influenza di diversi popoli sulla sua cultura. Dagli ungheresi venne chiamata Szabadka, in onore del termine szabad, che in lingua magiara significa libero. I serbi, in seguito, ne cambiarono il nome in Subotica, dal termine slavo subota, che vuol dire sabato. Nel periodo in cui fece parte dell’Impero Austroungarico assunse il nome di Maria Teresiopoli in onore dell’Imperatrice d’Austria-Ungheria, perchè proprio da lei venne insignita del titolo di città libera dell’Impero, nel lontano 1779.

La zona in cui si trova è pianeggiante e particolarmente fertile, ed oggi risulta essere l’ultima grande città serba prima del confine ungherese, da cui dista soltanto una decina di chilometri. Da sempre città di confine e di transito, fu popolata principalmente da ungheresi fino a quando non cadde sotto il dominio turco.

Gli ottomani la tennero per quasi 150 anni, dal 1542 al 1686, e in questo periodo la popolazione magiara scappò più a nord, mentre la regione veniva ripopolata da contadini serbi ortodossi, e da dalmati cattolici.

Il destino cambiò ancora, e il suo ingresso all’interno dell’Impero Austroungarico ne fece aumentare la popolazione, che tornò ad avere una preponderante presenza ungherese e anche una nutrita comunità ebraica.

A metà del XIX secolo la sua espansione all’interno dell’Impero raggiunse il culmine e non per caso nel 1853 nacque il teatro più antico di Serbia. La ferrovia che congiunge la città al resto d’Europa venne realizzata nel 1869 e addirittura nel 1896 arrivò la prima centrale elettrica. Le colonne neoclassiche che indicano l’ingresso del teatro rendono chiaramente l’importanza della cultura in questo angolo d’Europa. Fra il frontone e le colonne, il nome del Teatro Nazionale viene scritto nelle tre lingue parlate in città, il serbo, l’ungherese e il croato.

Il centro cittadino, perfettamente conservato, sembra un manuale di architettura liberty. I palazzi più belli si trovano sulla via del Corso e sulla piazza della Repubblica, ma sono sparsi anche in altre zone della città. L’edificio più rappresentativo è il Municipio, costruito nel 1910 con un gusto eclettico che nelle forme, nei colori e nei materiali ricorda un po’ lo stile del catalano Gaudì. Le variopinte decorazioni in ceramica, vetro e ferro, sono accompagnate da delle magnifiche vetrate colorate. Il tutto coronato dalla svettante torre con l’orologio, simbolo principe della città.

Poco distante dalla piazza principale si trova anche un’altro edificio della stessa epoca, del 1902, la bellissima Sinagoga, colorata all’esterno e sontuosa all’interno, testimonianza dell’influente e ricca comunità ebraica che raggiunse le seimila persone, ma che venne colpita dagli eventi della Seconda Guerra mondiale.

Forse l’edificio più curioso di tutta la città è però il palazzo dell’architetto Ferenc Reichle. Nel 1904 venne costruito per essere la casa dell’eccentrico proprietario, ma anche suo luogo di lavoro. Purtroppo l’architetto andò in bancarotta solo quattro anni dopo la realizzazione del palazzo, e la sua lussuosa dimora venne messa all’asta. Oggi ospita la Galleria d’Arte Moderna cittadina e si può considerare a pieno diritto uno dei palazzi più singolari dell’intera Serbia.

Tanti altri sono i dettagli e i particolari architettonici di questa città lontana dalle principali rotte turistiche. Proprio per questo Subotica risulta piena di inaspettate sorprese per i viaggatori curiosi e amanti dell’architettura e dell’arte di inizio Novecento.

Testo e fotografie di Davide Fustini