Recita un proverbio del Cinquecento: La forza di Venezia, lo splendore di Augusta, l’umorismo di Norimberga, le armi di Strasburgo e il denaro di Ulma governano il mondo. Come sia successo che una città che allora era così importante sia diventata una tranquilla cittadina universitaria della provincia tedesca è facilmente comprensibile. Dopo la scoperta dell’America e lo spostamento delle rotte commerciali ci furono molte città prestigiose che fecero la fine di Ulma. Pensiamo alla belga Bruges, o alla nostra Venezia, che in tempi e modi diversi videro perdere il loro enorme prestigio.
La fortuna di Ulma era iniziata precocemente, perchè veniva scelta spesso come sede provvisoria dagli imperatori del Sacro Romano Impero, e si consolidò per la sua fortunata posizione sulle sponde del Danubio, sulla strada fra Monaco di Baviera e Stoccarda. Era dunque uno snodo commerciale di primaria importanza, il che contribuì alle enormi ricchezze che riuscì ad accumulare nei secoli d’oro del Medioevo.
Proprio in quegli anni, a fine Quattrocento, si rese necessaria la costruzione di una grande Cattedrale, che aggiungesse alla ricchezza economica, il fasto di un’architettura imponente. Fra le tante famiglie di architetti che si avvicendarono nella sua costruzione, vi furono anche i famosi Parler, ma nonostante questo la costruzione si scontrò con notevoli problemi di statica. L’altissima torre, che raggiunge i 161 metri, fu conclusa solo nel 1890, dopo molti secoli di lavoro.
Salire i suoi 768 gradini non è un’impresa così facile, ma ripaga il visitatore con una vista splendida sui tetti spioventi della città e sul letto sinuoso del Danubio che qui è ancora all’inizio del suo percorso. Nei giorni invernali di luce più cristallina è possibile vedere anche la corona innevata delle Alpi. Non stupisce il fatto che al momento della sua inaugurazione, nel 1890, fosse l’edificio in muratura più alto del mondo, soppiantato un decennio più tardi dal Municipio di Filadelfia, negli Stati Uniti.
Anche l’interno della chiesa è fortemente suggestivo, con le sue navate altissime, illuminate da delle vetrate policrome che rendono l’ambiente molto luminoso nelle giornate di sole. Passeggiando fra le sue lunghe colonne, non stupisce il fatto che si tratti della chiesa più vasta della Germania. L’interno è abbastanza spoglio, come è tipico delle chiese luterane, ma il doppio portale d’ingresso esprime in pieno la maestria scultorea degli artisti di scuola tedesca che vi lavorarono nei primi secoli di costruzione della Cattedrale. Sulla piazza antistante è possibile imbattersi nel mercatino settimanale, oppure, nel periodo delle Feste, nel tipico mercatino di Natale.
Una volta usciti dalla Cattedrale è possibile fare una passeggiata lungo le vecchie mura cittadine che corrono sulla riva del fiume in un contesto pieno di verde. La vecchia Metzgerturm o torre del macellaio è una delle opere meglio conservate, assieme a una parte delle case a graticcio del Fischerviertel, il vecchio quartiere dei pescatori, che si snoda in mezzo ai pittoreschi canali che sfociano nel fiume.
Molte di queste dimore storiche, recuperate dopo i tragici bombardamenti della seconda guerra mondiale, sono oggi dedicate alla ristorazione e allo svago e il quartiere risulta molto vivace, pieno di tavolini e ombrelloni che vengono posizionati lungo le rive dei corsi d’acqua e attirano folle di locali e turisti. La costruzione più tipica fra tutte è la Schiefes Haus, la casa storta, che oggi ospita un albergo, ma che con la sua forte inclinazione sembra combattere la forza di gravità. Vi consiglio di trovarvi un tavolino nel locale che si trova di fronte alla casa storta, per ammirarla e fotografarla, mentre vi godete la quiete di questa parte del quartiere.
Se vi rimane ancora un po’ di tempo, potrete ammirare la facciata decorata del Municipio, oppure curiosare nel curato museo cittadino, o nel più originale museo dedicato alla cultura del pane. Questa piccola città di provincia, famosa anche per essere stata la città natale di Albert Einstein, potrà rivelarsi la meta giusta per un itinerario alternativo alla scoperta della Germania meridionale.
Testo e fotografie di Davide Fustini