Osijek, chiamata in passato Óssero dagli italiani, è la città croata forse meno conosciuta dal nostro turismo che preferisce le coste istriane e dalmate o la capitale Zagabria. La sua posizione strategica sul fiume Drava e sulle direttrici est-ovest e sud-est dei Balcani, che rendevano facili i collegamenti stradali e poi ferroviari con le vicine Serbia e Ungheria, l’avevano resa una città prospera già a fine Ottocento e inizio Novecento.
Altrettanto importanti furono le manifatture, il commercio e l’agricoltura, finché la città non fu inglobata nel Regno Jugoslavo per poi attraversare il periodo socialista di Tito, che la fece scivolare in secondo piano rispetto alle città più importanti della federazione. Oggi, dopo la guerra degli anni Novanta fra serbi e croati, di cui permangono alcune tracce sugli stabili del centro, la città sta riassumendo il suo ruolo di centro regionale della Slavonia, la propaggine sud-orientale della Croazia continentale.
La città monumentale si divide in due parti, quella amministrativa, chiamata anche Gornji Grad (città alta) e quella che in passato era dedita al commercio e all’artigianato, la Donji Grad o città bassa. I concetti di “alto” e “basso” non devono trarci in inganno, perchè non derivano da un reale dislivello fra le due zone, ma dalla disposizione più alta o più bassa rispetto al letto del fiume Drava, che scorre lungo il fianco degli antichi quartieri.
Il cuore della città alta è la piazza Starčević con i suoi eleganti edifici del primo Novecento. Da qui passano anche le rotaie dei tram, che rappresentano un mezzo abbastanza inusuale per una città con poco più di centomila abitanti.
Un lato della piazza è dominato dal simbolo cittadino. L’imponente cattedrale neogotica di fine Ottocento, la cui guglia svetta fino a raggiungere più di novanta metri di altezza. La chiesa dedicata ai Santi Pietro e Paolo è visibile da buona parte della città e anche dalla campagna circostante.
Gli ariosi affreschi dell’interno e le tante vetrate colorate rendono il vasto spazio dedicato ai fedeli molto gradevole e accogliente. La chiesa era stata fortemente voluta dal vescovo cittadino, Strossmeyer, figura nota per il suo nazionalismo slavo e per il suo lavoro a favore del risveglio della cultura croata. Fu terminata nel 1900.
Sulla via Kapucinska, o dei frati cappuccini, ci si imbatte nella settecentesca chiesa di San Giacomo, con una facciata sobria e un po’ arretrata rispetto al percorso della via attuale.
Al semplice e spoglio esterno fa da contraltare l’elegante e ricco interno barocco in cui entra la luce naturale attraverso le ampie finestre laterali.
Il grande viale che prosegue verso la città bassa e la fortezza è ricco di palazzi del primo Novecento, su entrambi i lati della strada, con evidenti influenze liberty. Prima di raggiungere la fortezza vera e propria si attraversano dei vasti parchi cittadini che sembrano quasi dividere i due nuclei storici della città.
Una volta all’interno della fortezza, però, ci si rende conto che si tratta di un vero e proprio quartiere barocco, costruito con questo aspetto omogeneo dopo la liberazione dai turchi, e con l’intento chiaro di rappresentare un bastione a guardia della città sulla riva del grande affluente del Danubio.
La bellissima piazza centrale è dedicata alla Santissima Trinità, e i vecchi palazzi amministrativi sono stati quasi tutti riconvertiti in musei.
Fra gli edifici più particolari della piazza è il vecchio Palazzo della Guardia, con la sua torre dell’orologio e una piccola torretta in stile moresco, di gusto squisitamente veneziano. Oggi il palazzo ospita il museo archeologico locale.
Il protagonista principale della città rimane il fiume. La Drava, che parte dall’Italia, nei dintorni di San Candido, e confluisce nel Danubio, qui è già un fiume molto grande. Percorrendo il ponte pedonale inaugurato nel 1981 e rinnovato negli ultimi anni, si può ammirare la portata del corso d’acqua.
Osijek è una città vivace anche di sera. Il suo lungofiume ricco di locali si riempie di musica e di voci, con tanti ragazzi e famiglie a passeggio o seduti sui tavolini. Proprio perchè non è la meta più tipica per chi sceglie di visitare la Croazia, mantiene ancora il fascino delle località che non vivono solo di turismo.
Testo e fotografie di Davide Fustini