Ci sono delle città che si identificano fortemente con un loro monumento, che ne diventa il simbolo assoluto. La piccola ed elegante Sebenico (Šibenik in croato), con la sua sontuosa Cattedrale, non fa eccezione. La posizione della città sulla costa dalmata, a metà strada fra le più importanti Zara e Spalato, la rese un approdo a lungo conteso fra ungheresi e veneziani. Nel 1412 ebbero la meglio i veneziani, che dominarono la città per quasi quattro secoli, fino alla dissoluzione della Serenissima.
Raggiunta la piazza di fronte alla facciata della Cattedrale di San Giacomo, ci accoglie una statua di bronzo dello scultore Ivan Meštrović, che rende omaggio al grande maestro Giorgio Orsini. L’uomo, rappresentato con il volto in direzione della facciata, fu uno degli artisti che si dedicò con più fervore alla costruzione della chiesa, la quale durò più di un secolo, dal 1431 alla consacrazione del 1555.
La facciata lascia sbalorditi per la sua purezza e la sua armonia. Dopo la prima parte costruita in stile gotico, furono proprio Giorgio Orsini e Niccolò Fiorentino a dotarla di quell’eleganza tutta rinascimentale che si osserva nella parte superiore, caratterizzata da un grande rosone centrale e da un frontone dalla curiosa forma semicircolare.
La piazza si allunga e prosegue sul lato destro della Cattedrale, a sinistra della facciata, dove l’atmosfera veneziana è data dall’ariosa struttura della Loggia vecchia, eretta nel Cinquecento come sede del municipio cittadino, da Michele Sanmicheli.
Di fronte alla Loggia vecchia, sul fianco della Cattedrale, si apre la mirabile porta del Leoni, chiamata così dagli animali di fattura romanica su cui poggiano le colonnine laterali. Più in alto, ai lati dell’arco a sesto acuto del portale, vi sono le statue di Adamo ed Eva, in cui la donna, curiosamente, è dotata di ombelico, contravvenendo alle pagine della Bibbia.
Sempre sullo stesso lato della chiesa, nella zona absidale, troviamo un cartiglio retto da dei putti, in cui Giorgio Orsini volle lasciare la sua firma, come Georgius Mathei Dalmaticus.
Altro colpo di genio di Giorgio Orsini fu l’aggiunta di una cornice perimetrale di pietra, lungo tutta la parte absidale, con la raffigurazione di più di settanta volti scolpiti nelle espressioni più disparate e con la sembianza di uomini, donne e ragazzi, ispirati a persone vere, greci, turchi, barbari, figure storiche o di tutti i giorni. Una sorta di diario in pietra dei tempi in cui era vissuto l’artista.
L’interno della Cattedrale, a tre navate e con la volta a botte, presenta molti particolari degni di nota, e anche qui si scorge la mano di Orsini, questa volta in compagnia dell’Alessi. Sotto la zona absidale sinistra troviamo infatti il vano del Battistero, con un fonte battesimale retto da tre putti e un decoratissimo soffitto in stile gotico fiorito.
Proprio alle spalle della Cattedrale si trova un altro esempio di architettura quattrocentesca, la Chiesa di Santa Barbara, adibita oggi a museo d’arte sacra. Sulla sua facciata composita, spicca un rilievo di San Nicolò posto in una nicchia sopra il portale, scolpito da Bonino da Milano.
Allontanandosi dalla Cattedrale di San Giacomo, la città vecchia presenta il fascino degli antichi domini veneziani, con le sue case in pietra, i grossi stipiti che sottolineano i perimetri delle porte e delle finestre, le gioiose persiane colorate e le strade lastricate con cura.
Passeggiando lungo le vie lastricate, si scorgono alcuni dettagli che ci fanno pensare ad un’antica attenzione per i cani randagi che sicuramente abitavano le strade del porto dalmata.
Il cuore della città vecchia, che si raccoglie attorno alla grande Cattedrale, è un dedalo di piccole strade e piazze che ci riportano alla fastosa epoca veneziana. Ogni tanto anche il turista più distratto può riconoscere la maestosa cupola su cui sono poste le statue dei santi a difesa della città. Abbiamo San Michele che sconfigge il demone trafiggendolo con la lancia, abbiamo San Marco che guarda verso il mare e verso Venezia, e abbiamo San Giacomo, patrono cittadino, rivolto verso oriente a difendere la città dai turchi, perenne minaccia alla cristianità.
Testo e fotografie di Davide Fustini