La sua bellissima posizione, difesa dai venti del nord da un massiccio boscoso, la rende ancor oggi una delle città più gradevoli dell’intera Ungheria. Dopo essere stata fondata dai romani, Adriano la elesse a capitale della Pannonia meridionale. Durante il medioevo, periodo in cui entrò anche nell’orbita del mondo germanico, divenne nota col pittoresco nome di Fünfkirchen, ovvero Cinquechiese, ed assistette alla costruzione della prima Cattedrale d’Ungheria e alla prima Università del paese, nel 1367. Fra il Cinquecento e il Seicento fu occupata dai turchi, ma una volta liberatasi, nel 1686, la sua vita rifiorì e diventò un centro famoso per la produzione di guanti e porcellane (con il famoso marchio Zsolnay). Oggi è una città vivace di quasi 200.000 abitanti, con i limiti di una terra in cui tranne Budapest, tutte le altre città assumono un’aria tranquilla e di provincia.
Il cuore della città è rappresentato dalla Széchenyi tér, la piazza principale in cui convergono le strade più importanti del compatto centro storico, ed è il luogo che esprime meglio l’atmosfera austroungarica che si doveva respirare ancora a inizio Novecento. Le architetture di tutti i palazzi, infatti, spaziano fra il barocco del tardo Settecento e Ottocento e l’ecclettismo liberty di inizio Novecento.
Il grande spazio inclinato che copre la piazza principale, oltre ad essere attorniato da palazzi di un’architettura sontuosa per una città così piccola, ospita anche la barocca colonna della Trinità e la statua equestre del valoroso condottiero Giovanni Hunyadi, famoso per aver combattuto i turchi presso la città di Varna, sul mar Nero, e a Belgrado, attuale capitale della Serbia, dove fra l’altro morì.
Ovviamente, però, l’architettura che ruba la scena al centro della piazza è l’imponente edificio con la grande cupola verde del Belvarosi Templom, tempio cattolico che reca le tracce orientali del periodo di predominio Ottomano, durante il quale dentro le sue mura di pietra si trovava la più grande moschea dell’Ungheria. A fine Seicento i gesuiti riportarono al culto cristiano quella che prima dell’avvento dei turchi era stata la chiesa medievale di san Bartolomeo.
La cattedrale vera e propria, però, si trova fuori asse rispetto alla piazza centrale, e si affaccia sullo spiazzo squadrato che prende il nome di piazza del Duomo, Dóm Tér. Ci sovrasta con la sua mole che la fa assomigliare a una fortezza ed è ingentilita soltanto da una doppia teoria di archi, mentre quattro torri angolari svettano a conferirle una paricolare simmetria. La sua struttura neo-romanica è una creazione austriaca di fine Ottocento e non ha nulla dell’originaria costruzione iniziata nell’XI secolo e portata avanti da maestranze italiane e francesi.
Passeggiare lungo le strade di Pécs, dove si alternano negozi di oggetti antichi e vecchie botteghe sopravvissute a locali più moderni dove bere e mangiare qualcosa, vi farà godere angoli di quiete inaspettata, dove potrete fare scoperte curiose, come i tratti rimasti delle mura antiche, la carrozza di un vecchio tram, la foggia barocca della chiesa di san Francesco o il minareto di una vecchia moschea.
Gli amanti dell’arte saranno piacevolmente sorpresi di scoprire dei musei dedicati a un pittore come l’autodidatta Csontváry, o al famoso astrattista Victor Vasarely, che pur essendo vissuto a Parigi, era originario di questa città. Un altro museo particolare è quello dedicato alle ceramiche Zsolnay, che sono entrate a pieno titolo nella storia dell’industria cittadina. Infine, se volete vedere un esempio dello stile liberty non solo dall’esterno, infilatevi all’interno dell’albergo Palatinus, la cui sala d’ingresso e quella adibita alla colazione, sono ancora come le aveva pensate l’architetto Andor Pilch nel lontano 1913. L’atmosfera di Pécs vi riporterà indietro in un tempo in cui l’Europa poteva ancora offrire il massimo di sè nel campo dell’arte, della musica e dell’architettura.
Testo e fotografie di Davide Fustini