Argirocastro, città fortezza d’argento

Nel sud dell’Albania si trova una piccola città incantata che accoglie ormai migliaia di turisti da tutto il mondo. La sua incantevole posizione, su un’altura ai lati della valle del fiume Drino, l’aveva già resa importante nei secoli che andavano dal Seicento all’Ottocento, in pieno periodo di dominazione ottomana. I mercanti che si arricchivano con il passaggio delle merci da nord verso i territori dell’Epiro greco, pian piano costruirono attorno alla fortezza un agglomerato di case con un’architettura tipica che ancor oggi contraddistingue la città.

Il centro cittadino è occupato dal vecchio mercato che oggi ha perso la funzione originaria ed è diventato un luogo d’incontro per turisti che vogliano portarsi a casa un ricordo o rifiatare in una delle locande ricavate nelle vecchie case di pietra.

Soprattutto nei mesi estivi, dalla mattina alla notte fonda, questi vicoli ai piedi dell’austera fortezza sono pieni dei colori dei tipici tappeti geometrici, degli odori che escono dalle cucine dei locali e dal vociare dei turisti e dei bottegai.

Inerpicandosi appena fuori dal nucleo abitato, si raggiunge la vecchia e poderosa fortezza, probabilmente risalente al VI secolo, anche se i ritrovamenti archeologici parlano di un centro abitato molto più antico nello stesso luogo. L’aspetto odierno della fortezza è stato influenzato dalla figura del Pascià di Tepeleni, dignitario dell’Impero Ottomano che provò a rendersi indipendente dal Sultano turco e creare uno Stato autonomo che arrivasse all’Adriatico e oltre a Ioannina. Era l’inizio dell’Ottocento, la Repubblica Veneziana era stata appena dissolta da Napoleone e l’abile condottiero locale provò ad approfittarne per rendersi interlocutore delle potenze emergenti, Francia, Inghilterra, Russia, finché i turchi non uccisero lui e i suoi figli, per soffocare la voglia di indipendenza dei popoli della regione.

Purtroppo, nell’ultimo secolo la fortezza diventò tristemente famosa. Durante la seconda guerra mondiale vi fu istituito un carcere che acquistò una fama ancora più terribile durante il regime comunista di Enver Hoxha. Le celle rimangono ancora lì, nella parte alta della fortezza dove quasi nessun turista si inerpica, a lugubre testimonianza di un passato fatto di violenza e soprusi.

Scesi dalla fortezza, basta inerpicarsi per i vicoli splendidamente pavimentati di Argirocastro, per incontrare qualcuna delle case che hanno reso famosa l’architettura della città. Fra le più antiche troviamo casa Skenduli, una tipica casa fortezza o casa-torre del Settecento, con una base in pietra, dove si trovavano le cisterne d’acqua e gli enormi depositi di derrate. Al secondo livello si trovava il piano invernale, più caldo e protetto, mentre quello estivo, più aperto e arioso, con una specie di terrazzo panoramico, all’ultimo livello.

La stanza del focolare, utilizzata per i riti matrimoniali, era la più bella e pittoresca di queste case, con soffitti lignei decorati e intagliati, nicchie laterali in legno, affreschi sulle pareti e sull’elegante camino al centro della parete più lunga.

Ovviamente anche altre stanze riprendevano, con meno fasto, delle caratteristiche simili. In quasi tutte si può notare una copiosa presenza di finestre, ma l’assenza del balcone, che come abbiamo detto, compariva solo all’ultimo piano, nella zona del sottotetto.

Ancora più poderosa e meglio mantenuta, ma più recente, già ottocentesca, è la casa Zekate. La sua posizione, più in alto rispetto a buona parte dell’abitato, la fa assomigliare a un piccolo maniero a guardia della città.

Anche qui, nella stanza più importante della casa, compaiono tutte le caratteristiche comuni all’architettura che era in voga nelle dimore più signorili della ricca classe mercantile di Argirocastro.

In un’altra casa simile alle prime due è stato ricavato il museo etnografico. Non è una dimora qualsiasi, ma quella in cui era nato nel lontano 1908 Enver Hoxha, quello che sarebbe diventato uno dei leader comunisti più sanguinari e che avrebbe governato il paese fino alla sua morte, negli anni Ottanta del Ventesimo secolo.

Fra le tante curiosità che offre il museo etnografico, c’è anche una stanza in cui è custodita la culla dove sarebbe nato il dittatore.

Nonostante il crescente afflusso di turisti, Argirocastro rimane una meta imprescindibile per chi voglia tornare indietro di qualche secolo e provare a immaginare quale fosse l’atmosfera di un vivace centro di agricoltura e commerci alla periferia occidentale dell’Impero Ottomano.

Testo e fotografie di Davide Fustini