Astypalea è una piccola isola di appena mille abitanti che si trova nel cuore dell’Egeo, lontano dalle più affollate rotte turistiche, solitaria e misteriosa, ricca di storia e di vicissitudini che affondano le radici in un passato lontanissimo. Il nome stesso dell’isola significa città antica.
Nonostante la sua appartenenza amministrativa alle isole del Dodecaneso, la sua posizione geografica decentrata, lontano dalle importanti Rodi e Kos, la rende più simile a un’isola delle Cicladi, con le case bianche, le chiese dalle cupole colorate e lo sferzante vento di Meltemi.
La storia dell’isola si incrocia una prima volta con quella degli italiani dopo la IV crociata del 1204. Nel quadrante di mare in cui si trova Astypalea, i veneziani divennero padroni incontrastati e il duca di Nasso (l’odierna Naxos), affidò l’isola alla famiglia Querini, che da allora rimase indissolubilmente legata a questo luogo.
La posizione dell’isola così lontana da tutte le altre, la rese soggetta a incursioni di pirati e a episodiche razzie di turchi e saraceni. La località di mare Maltezana richiama ancora nel nome la presenza dei pirati maltesi. Per questo motivo, nel 1413, Giovanni IV Querini decise di ripopolarla e di costruire il maestoso castello che si erge ancora sulla sommità del villaggio, rendendo il profilo della cittadina inconfondibile.
Lo stemma della famiglia Querini, che in seguito assunse il nome di Querini-Stampalia proprio in omaggio al possesso dell’isola, si trova ancora in vari punti della città, incastonato fra le mura diroccate del castello, sulla facciata di una vecchia casa, e anche all’interno del piccolo museo archeologico locale.
All’interno della vecchia fortezza si trovano ancora due caratteristiche chiese dalla cupola blu, mentre le case che formavano un vero e proprio abitato non sono più in piedi per la maggior parte e ne rimangono solo alcuni resti addossati alle pareti perimetrali del castello.
La vista dalla sommità del castello è particolarmente suggestiva, poiché oltre al blu del cielo e del mare, spicca solo il bianco delle case sull’arida terra dell’isola.
L’altro colore che colpisce l’attenzione è il rosso brillante dei tetti dei vecchi mulini a vento, che sono rimasti sul crinale della parte alta del villaggio e oggi vengono in parte utilizzati come locali di promozione turistica.
Se durante il giorno il fascino viene dato dal colore dei loro tetti, quando cala il sole è l’illuminzione a renderli suggestivi per coloro che popolano la parte alta del villaggio.
Fuori dal villaggio vi sono altri piccoli centri abitati e qualche bella spiaggia che a volte si raggiunge con una strada sterrata, come nel caso della baia di Agios Konstantinos.
L’isola a forma di farfalla è ricca di angoli paradisiaci, in cui l’azzurro cristallino del mare si insinua fra le aride rocce in cui il verde tende a scarseggiare.
Dopo la lunga parentesi veneziana, Astypalea venne presa dai turchi a inizio Cinquecento e poi, nel Novecento, fu ancora la volta degli italiani che la tennero dal 1913 al 1947. Oggi l’isola si sta aprendo progressivamente al turismo, che però non esercita una pressione così forte come nel caso di altre isole greche. Questo le permette di mantenere una personalità ancora autentica e un ritmo di vita lento, fatto di sorrisi e cortesia.
Lo si percepisce bene sedendosi a uno dei tavolini dei vecchi caffè con vista sulla città bassa, o girando per i vicoli stretti che si inerpicano verso la fortezza.
Descrivo approfonditamente l’atmosfera di quest’isola nel mio romanzo Ritorno ad Astypalea.
Testo e fotografie di Davide Fustini