Questa antica colonia greca e poi romana, si trova in una posizione meravigliosa, riparata all’interno delle spettacolari insenature che prendono il nome di Bocche di Càttaro. La sua storia, tuttavia, si incrocia con quella della Repubblica di Venezia, a cui sono dovute le mura intatte dell’abitato e buona parte degli edifici al loro interno, che ne fanno un esempio perfettamente conservato di edilizia veneziana.
L’ingresso più suggestivo all’interno delle mura sia ha dalla cosiddetta Porta del Mare, costruita nel 1555, in epoca già veneziana. Oggi, sopra il suo arco spicca ancora la stella rossa e la data in cui le truppe di Tito presero la città. C’è anche una frase attribuibile proprio a Tito, non leggibile a prima vista che dice: Ciò che non è nostro non lo vogliamo, ciò che è nostro non lo diamo.
Sotto l’arco della porta, sulla destra, colpisce un raffinato bassorilievo gotico, raffigurante la Madonna con due santi. San Trifone alla sinistra della Vergine, che le offre il modellino della città, e san Bernardo sulla destra, che tiene in mano una grande ostia.
Una volta all’interno dell’abitato, ci si trova nell’armonica Piazza delle Armi, dove spicca la torre dell’Orologio, di epoca barocca e risalente al 1602. Sulla torre, oltre all’orologio con meccanismo ottocentesco, campeggia anche lo stemma di Antonio Grimani, il vecchio governatore veneziano. Colpisce anche la piramide appuntita, che veniva usata come berlina, presso la quale venivano esposti in catene i condannati.
All’interno della città vecchia, completamente pedonale, spicca la vecchia cattedrale cattolica dedicata a San Trifone, in cui si mischiano elementi romanici del XII secolo, fra cui la facciata con l’elegante rosone, ed elementi barocchi molto più tardi, come i campanili e l’atrio.
Nell’interno della cattedrale, fastoso e suggestivo, è da notare il ciborio romanico-pugliese, che si trova sopra l’altare. È a forma di baldacchino ottagonale, ed è ricco di figure che raccontano la vita di San Trifone.
Molto suggestiva è anche la piccola piazzetta di San Luca, che prende il nome dalla vecchia chiesa romanica che troviamo al centro dello spazio, sovrastata da un esile campanile a vela aggiunto nei secoli successivi.
Nella stessa piazza si trova la cattedrale ortodossa di San Nicola, costruita in stile serbo-bizantino nel 1910, con un interno ampio e luminoso.
Poco più avanti è la chiesa cattolica di Santa Clara, che era parte di un vecchio convento francescano ed è ricca di sculture barocche che la rendono un piccolo scrigno d’arte.
Se vi rimane un po’ di tempo, dopo aver passeggiato lungo i vicoli e le piazzette dal sapore veneziano, merita fermarsi per assaggiare la tipica Krempita di Càttaro, una delicata sfogliata farcita di crema pasticcera e spolverata di zucchero a velo.
Càttaro rimane una delle città più suggestive della bassa costa adriatica, con la sua storia millenaria e la sua architettura evocatica di un fastoso passato. Proprio per la sua bella posizione e la sua conservata bellezza, nei periodi di alta stagione è assalita dai turisti. Il mio consiglio è di provare a visitarla fuori dai periodi di alta stagione, per godere appieno della sua indiscutibile bellezza.
Testi e foto di Davide Fustini