La città di Ohrid (conosciuta anche come Ocrida) è adagiata sul lago omonimo, che sembra un mare per i suoi colori cristallini e la sua vastità. Si tratta di un lago molto profondo (300 metri) e di formazione antichissima. Presenta specie animali autoctone, fra cui la famosa trota endemica che è sottoposta a un tentativo di salvataggio dall’estinzione. Oggi la città si trova nella Macedonia del Nord, in una zona impervia, nei pressi del Parco Naturale dei monti della Galičica, abbastanza lontano dalla capitale Skopje, ma vicino alla frontiera con l’Albania, con cui sono condivise le acque del lago.
La città, che è la principale meta turistica del paese, ha una storia di tutto rispetto, grazie alla posizione strategica sulla rotta della via Ignazia, che collegava Roma a Bisanzio, attraverso la rotta adriatica. Le navi salpavano a Brindisi, per raggiungere Durazzo e da lì la strada si inoltrava nei Balcani, lambendo anche Salonicco, prima di raggiungere la capitale bizantina. Il nuovo capitolo della città iniziò con le migrazioni degli slavi, che le diedero un nome legato alla sua posizone. Venne chiamata, infatti, città sulla collina, ovvero Ohrid. Del periodo greco-romano resta il teatro che si trova in una posizione panoramica che consente la vista dall’alto sulle rive del lago.
Dal IX secolo in poi la storia della città e del lago si lega alla conquista dei bulgari, che vi fondarono una prima università. Da lì si espanse la diffusione del cristianesimo e l’alfabetizzazione delle popolazioni slave attraverso il glagolitico, anticipazione dell’attuale alfabeto cirillico. Ohrid divenne anche sede della chiesa mitropolita bulgara e città simbolo dei regni degli zar Samuele e Simeone. Con la conquista dei Balcani da parte degli ottomani anche la città subì il destino del resto della penisola, pur riuscendo a rimanere sede del patriarcato fino al 1767, quando il patriarca di Costantinopoli ne ordinò la soppressione. Questo spiega la presenza delle tante chiese all’interno della città vecchia, e la ricchezza degli affreschi sopravvissuti alla presenza degli occupanti turchi.
Molte delle chiese, fra cui la maestosa cattedrale di Santa Sofia, si trovano in mezzo al dedalo di stradine di pietra che attraversano il centro ben conservato, tuttavia quella più tipica e più fotografata, per la posizione scenografica e solitaria, è la chiesa di Sveti Jovan a Kaneo. Nel suo piccolo interno si possono ammirare ancora degli affreschi originali, ma è la sua collocazione sulla rupe che domina le acque chiare del lago, che la rende così magica e suggestiva.
Dopo aver visitato la città e goduto della sua vivacità di giorno e di sera, basta spostarsi lungo i trenta chilometri di lunghezza del lago, per raggiungere un’altra località ricca di fascino, di storia e di bellezze naturalistiche. Si tratta del monastero di Sveti Naum, dove ci si può stendere in riva al lago, su una spiaggia sabbiosa, o ci si può inoltrare nelle acque limpide della sorgente che sfocia nel grande bacino. Chi invece volesse immergersi nella quiete del monastero, nei cui giardini passeggiano o si riposano gruppi di colorati pavoni, può visitare l’antica chiesa di Sveti Naum, ammirare i suoi affreschi, e persino appoggiare l’orecchio sulla tomba del santo, per provare a sentirne i battiti del cuore.
La magia di questa città e dei suoi dintorni, che risultano affollati solo nel cuore dell’estate, è dovuta al loro relativo anonimato. Si tratta infatti di luoghi poco conosciuti al turismo occidentale che sono stati in grado di mantenere una loro maggiore autenticità e di preservare un fascino che richiama una storia lontana, fatta di mistero, di leggende e di simboli che vengono ancora conservati con discrezione e gelosia.
Testo e fotografie di Davide Fustini